mercoledì 27 giugno 2012

G8 & G20 Youth Summit 2012 @ Washington D.C.: tra Giustizia, Cuore e Ricordi


La pagina virtuale di questo diario segna la conclusione di quella che è stata la prosecuzione diretta dell’Europe’s Voice, svoltosi lo scorso mese nella capitale tedesca: un evento che ha consentito ai rappresentanti giovanili delle delegazioni dei Paesi europei di incontrarsi, conoscersi e, soprattutto, predisporre una linea comune sugli argomenti oggetto di discussione dell’incontro internazionale ossia il G8 & G20 Youth Summit.
Così, all’indomani della chiusura del meeting berlinese, i membri della commissione italiana avevano prenotato il primo biglietto aereo avente quale meta ultima la capitale statunitense.
Tuttavia, con alcuni dei delegati, si era deciso di fare una leggera deviazione alla destinazione finale, nei giorni immediatamente precedenti all’inizio dei lavori: New York!
Questa tappa, dalla finalità essenzialmente ludica e turistica, ha comunque sortito degli effetti più che positivi, consentendo ad ognuno dei componenti di svagarsi e ritemprarsi dalle proprie attività quotidiane, ma altresì di rafforzare il proprio legame affettivo: un fattore, quest’ultimo, di essenziale importanza per favorire il cosiddetto “Team Work”, soprattutto in vista delle negoziazioni allora prossime.
Dopo tre giorni di puro divertimento, il gruppo si dirige finalmente verso Washington D.C., precisamente nell’ambita George Washington University, dove hanno incontrato i restanti membri della delegazione.
Il Campus rispetta abbondantemente i parametri tipicamente imposti dalla cultura americana: ettari di verde, dormitori da condividere con roommate provenienti da differenti nazioni e party notturni nelle stanze degli altri colleghi.
In un simile contesto, dunque, si è svolta la Opening Ceremony, dove, finalmente, sono state presentate tutte le delegazioni, ciascuna dai rispettivi Head of State.
Al momento della presentazione dell’Italia, tutti i componenti della delegazione nostrana sono stati accolti con un fragoroso applauso da parte di tutti i loro colleghi internazionali.
L’epicità di quell’attimo ha dato l’avvio alla fase delle negoziazioni: ogni “giovane” ministro era più che cosciente che, da allora, avrebbe dovuto mettere in pratica ciò che aveva appreso nei mesi scorsi dai propri studi, dagli incontri di preparazione e da quanto carpito ed ottenuto dalle negoziazioni svolte durante gli Europe’s Voice.
Da lì, il gruppo si è diviso ed ha raggiunto i componenti della propria Commissione per trattare, discutere, approfondire e trovare un compromesso su specifici argomenti di rilevanza internazionale.
Per la Commissione Giustizia di cui il sottoscritto era stato un suo componente, gli argomenti trattati erano relativi alla Regolamentazione nazionale ed internazionale delle comunicazioni e alle attività criminali organizzate transnazionali.
A dispetto del mio precedente intervento, non mi dilungherò nuovamente nella spiegazione di tali tematiche: si è avuto già modo di farlo, sempre su queste pagine.
Ritengo però doveroso spendere alcune parole relative ad uno dei punti da me esposto e che è stato condiviso all’unanimità dall’intera Commissione Giustizia: l’estensione dei diritti umani fondamentali della libertà di comunicazione e di stampa alle nuove forme di comunicazione, in particolare nella rete Internet.
Per quanto semplice possa essere, in realtà si tratta di un risultato per me estremamente importante. La Rete è uno strumento rivoluzionario: a dispetto degli altri media come la radio, la televisione e la stampa, fondati sulla trasmissione di informazione unilaterale, è un media interattivo che consente sia la condivisione istantanea di informazione con tutti i netizen – gli “abitanti” della Rete - ma altresì la collaborazione per la creazione di contenuti innovativi ed originali, sostenendo spese irrilevanti. I singoli internauti, dunque, non sono soggetti passivi bensì creatori attivi di informazione.
Ed è per tale ragione che l’accesso ad Internet ed ai suoi contenuti racchiude in sé altri diritti umani fondamentali, come il diritto all’istruzione, il diritto di partecipare alla vita culturale, di godere del beneficio del progresso scientifico. Insomma, Internet contribuisce alla crescita economica, sociale e politica, conferendo benefici all’intero genere umano.
Tuttavia, alcune nazioni, attraverso leggi ambigue o addirittura in assenza di alcun fondamento legale, censurano le informazioni offerte dalla Rete, come nel caso della diffusione di opinioni critiche o dissenzienti in ambito politico.
Alla luce di quest’ultima osservazione, tutti gli Stati dovrebbero modificare, abrogare o astenersi dall’introdurre simili normative, privilegiando innanzitutto la libertà di opinione e di espressione della comunità di Internet.
Tutto ciò ha rappresentato per me un traguardo notevole e al contempo commovente: tra i miei trascorsi universitari e professionali, ho sempre riposto notevole attenzione al rapporto intercorrente tra il Diritto e le nuove tecnologie, così, dunque, al cosiddetto Copyright 2.0 ed alla salvaguardia dei Diritti civili digitali.
Trasportare con me i l’esperienza acquisita nel tempo ed esibirla in un contesto internazionale quale il G8 & G20 Youth Summit ha voluto significare mettere in pratica il frutto della mia conoscenza, incrementata nel corso di questi ultimi anni e meritevole di essere ulteriormente raffinata nel prossimo futuro.
Superata questa (non) breve parentesi, il resto delle negoziazioni si è svolto in maniera assolutamente pacifica e costruttiva, replicandosi quanto esattamente avvenuto durate lo Europe’s Voice.
Tra un intervento, una delucidazione, una discussione ed un approfondimento, le lancette dell’orologio corrono ed i giorni passano, sino a giungere inesorabilmente alla chiusura dei lavori, con la presentazione del Comunicato Finale e con la contestuale sua firma da parte dei Capi di Stati, ciò rappresentando l’approvazione degli sforzi profusi dalle singole Commissioni.
In quel preciso istante, i ministri di tutte le delegazioni hanno messo da parte le proprie differenze etniche, culturali e ideologiche, unendosi nell’entusiasmo, nella gioia e nell’orgoglio di aver partorito delle nuove idee, originali, condivise ma soprattutto valevoli e, si spera, un giorno realizzabili dal Governo dei “Grandi”.

Ci si allontana dunque, dalla Città dedicata a George Washington con un documento dal valore inestimabile, frutto di un compromesso con persone straordinarie e provenienti da ogni angolo del Globo.
Quel risultato aveva significato, purtroppo, che la magia era finita: ognuno di noi, della delegazione italiana, doveva purtroppo ritornare alla sua vita di tutti i giorni ed ai suoi impegni,  universitari o professionali che siano.

Poco prima del distacco, ho ripercorso brevemente tutti i momenti che hanno caratterizzato questo incredibile viaggio, del motivo per il quale avevo deciso di intraprenderlo e di come mi sia imbarcato in questa folle e straordinaria avventura. Il concorso bandito dalla Young Ambassadors Society per la formazione della delegazione giovanile italiana scoperto per puro caso; il superamento inaspettato dello stesso; il primo incontro totalmente informale in un caffè di Roma; i periodi di formazioni presso le varie Istituzioni; l’esperienza berlinese; la vacanza newyorkese e, infine, il Summit internazionale presso la George Washington University.
Se questa avventura è divenuta per me indimenticabile, lo devo soprattutto a coloro che mi hanno accompagnato in questo viaggio. Sono stato affiancato, infatti, da persone assolutamente straordinarie, ciascuna delle quali dotata di una spiccata intelligenza, attitudine al lavoro di squadra e propensione all’approccio internazionale.
Con il passare dei giorni, il legame con ciascuno di loro si è intensificato sempre più, condividendo qualunque momento, da quello più spensierato ed ilare (una bevuta in un pub o la visione di un baseball match) a quello più impegnativo (le negoziazioni) sino a giungere a quello maggiormente gratificante (l’approvazione del Comunicato Finale).


Nonostante il breve tempo che ci ha uniti, tali personaggi sono riusciti, uno ad uno, ad intrecciare indissolubilmente le catene dei miei ricordi, e ad occupare, così, un posto particolare nel mio Cuore.


Certamente non potrò non menzionare Dario (Capo di Stato), che riusciva ad alternare sapientemente all’interno del gruppo i momenti di totale ilarità, ironizzando sui difetti di ciascuno di noi, con quelli di assoluta serietà, conducendo le fasi conclusive delle negoziazioni in maniera perfettamente diplomatica;

porterò sempre nel Cuore Caterina (Ministro della Difesa), un punto di riferimento per me fondamentale, data la sua bravura, il suo perenne desiderio di mettersi in gioco e di eccellere in ogni occasione. Per questi motivi, rappresenta al tempo stesso una figura che intendo eguagliare se non addirittura superare;

avvertirò la mancanza di Carmine (Ministro degli Affari esteri), della sua sicurezza e delle sue parole pacate, che avevano il potere di ristabilire un clima di serenità e di tranquillità nei momenti di maggiore tensione durante l’esecuzione delle attività del gruppo;

allo stesso modo, Simone (Ministro dello Sviluppo economico), che ha fatto della semplicità e della sincerità i suoi punti di forza, che gli saranno indispensabili per potersi distinguere e quindi eccellere non soltanto nell’ambiente “scolastico” e lavorativo, ma soprattutto in quello affettivo;

per non parlare di Igor (Ministro dell’Economia), creatore di idee innovative realizzate da quanto appreso nell’ambiente Universitario e sostituendo, in tutto ciò, Francesca (precedente Ministro dell’Economia) in maniera più che egregia e non rendendo affatto vani gli sforzi di quest’ultima profusi durante le negoziazioni berlinesi;

così Giuseppe (Ministro dell’ambiente) che, con il suo perenne sorriso ed il suo essere giocondo, trasmetteva analoga sensazione a tutto il gruppo, non mostrando, però, alcuna timidezza nell’esibire la sua bravura e la sua arguzia;

impossibile non dimenticare del mio compagno di camerata, Lorenzo (Ministro delle Finanze), in quanto è riuscito a coniugare la bravura e la competenza nell’esposizione di concetti tecnici ed idee innovative con la qualità dell’umiltà, ormai divenuta dote rara al giorno d’oggi;

e poi, Zana (Sherpa), a cui era stato attribuito il compito non affatto facile di contemperare la diplomazia imposta dal suo ruolo con l’affetto da riporre nei suoi compagni. Un compito che, per fortuna e senza alcun dubbio, è stato realizzato con successo;

per ultima, ma non ultima, un mio profondo sentimento di stima è diretto a Claudia (Press Agent), dimostrando a tutti che la perseveranza, la passione e la serietà nel portare avanti un progetto in cui si crede fermamente sono delle fiamme ancora inestinguibili nel Cuore dei giovani.














Così, dopo un apprezzabile lasso di tempo, quel tratto del nostro percorso ha incontrato una serie di bivi, ciascuno intrapreso da ogni componente del gruppo con la speranza, e con la promessa, che il Futuro ci farà incrociare nuovamente. Ma, in quell’occasione, saremo sicuramente più rinvigoriti nell’animo e con molta più esperienza da poter vantare.

8 e 20: sono i numeri che hanno rappresentato questo Summit ed indicanti il quantitativo di Paesi che hanno composto i due Gruppi degli Stati più industrializzati del Mondo, che da anni discutono su capitoli di portata internazionale e avente per oggetto le materie più disparate.

Tuttavia, il numero maggiormente indicativo per questa esperienza è un altro: 10.
Tanto quanto il numero dei componenti della delegazione giovanile italiana.
Non conoscenti, colleghi o “giovani” Ministri. Ma veri e propri “compagni” di vita.


Fabrizio Ventriglia

lunedì 25 giugno 2012

Make the difference: ripensare lo sviluppo!


Il G8&G20 Youth Summith 2012 si è concluso da poco più di una settimana. Il final communiqué è stilato ed inizia ad essere diffuso: idee e proposte per nuove politiche innovative e fresche, questo l'obiettivo delle 20 delegazioni.
Anche il committee Development ha fatto la sua parte: ma cosa è stato proposto? Quali sono le soluzioni che ci si propone di raggiungere nel prossimo futuro?
Abbiamo parlato di food security e alternative efficaci agli aiuti umanitari.
Raggiungere la sicurezza alimentare non è certo cosa facile: significa garantire un'alimentazione corretta e di qualità. Ma non solo, si tratta anche di assicurarne l'accesso a tutti. Sono esattamente questi i due pilastri fondamentali: quality e access.
Con l'idea ben presente di non mirare solo ad un incremento della produzione, ma a razionalizzare e migliorare tale produzione, abbiamo deciso di favorire una nuova visione di agricoltura. Un'agricoltura di piccola scale, che favorisca le famiglie e le comunità locali. Attraverso cooperative di produttori cerchiamo di spostare l'asse di potere dalle grandi multinazionali occidentali verso una produzione più sostenibile, sia per l'ambiente, sia per la popolazione locale.
Superando piccoli disaccordi, ci siamo tutti trovati favorevoli all'incentivo di una small-scale agricolture come possibile soluzione.
Qualche problema in più si è invece presentato sul fronte dell'aid effectiveness, ossia come assicurare una buona allocazione degli aiuti che vengono dispensati ai paesi in via di sviluppo. La posizione italiana è ben chiara: rifiuto dell'idea e del concetto di aiuto inteso come semplice trasferimento di fondi. Ciononostante è ovvio che, qualora questi aiuti vengano dati, siano il più efficace possibile. Per questo motivo si è cercato di garantire trasparenza e valutazione degli impatti delle politiche umanitarie. Pur essendo contrario, dunque, ho cercato di fare in modo che nuovi strumenti e azioni vengano implementati. Purtroppo le soluzioni individuate sono state vaghe e poco concrete. Ancora molti interessi si nascondono dietro le politiche umanitarie: il potere, politico ed economico, continua ad esercitato dalle potenze occidentali verso i paesi beneficiari (stranamente coincidenti con i vecchi rapporti coloniali).
I vecchi stati nazionali, con le loro politiche, ormai incontrano forti limitazioni alla propria sovranità a causa del contesto economico e finanziario internazionale. In un mondo interconnesso e interdipendente, il processo di globalizzazione richiede una rigenerata assunzione di responsabilità e un'interazione che conduca ad uno sviluppo umano integrale, senza ridursi alla sola dimensione economica e tecnologica.
Occorre sviluppare rapporti di cooperazione veri, rispettosi, che comprendano la nuova comunità umana sempre più interconnessa con la globalizzazione e la rivoluzione digitale: non si può (più) guardare ad un nostro vantaggio o ad un nostro interesse se non congiuntamente ai vantaggi e interessi dei nostri interlocutori. È necessario un passaggio culturale profondo, che oggi è possibile se si procede con gradualità, nonostante la sua urgenza.
Una strada percorribile è quella di ripartire dalla centralità della persona e riproporre il bene comune come aspirazione globale per dare “a ciascuno il suo” e garantire stabilità, pace e armonia. È questa la visione che sarebbe dovuta scaturire dal lavoro di venti giovani: idee innovative sono venute fuori, certo, ma quello che mi aspettavo era una volontà di cambiamento vera e incondizionata.
Forse è stata l'aria monumentale e istituzionale che circonda gli uffici e i monumenti di Washington che ci ha intimorito; forse il cibo americano, troppo chimico e zuccherato, che ci ha assuefatti. Ciononostante, il Final Communiqué, frutto delle lunghe negoziazioni, pur essendo imperfetto e zoppicante, dev'essere punto di partenza per future prese di coscienza e per un domani davvero migliore.  

venerdì 15 giugno 2012

Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l'impossibile


Ciao a tutti cari followers,
a distanza di qualche giorno dal mio rientro da Washington, DC voglio condividere con voi la mia esperienza da Ministro della Difesa al G8 & G20 Youth Summits 2012.

Sono partita per l'America con tre giorni di anticipo, insieme ad altri sei delegati italiani, con la scusa di dover iniziare ad adattarci all'ambiente statunitense, ma con la reale volontà di visitare  New York City tutti insieme e vivere una nuova avventura, post-Berlino. 
Abbiamo soggiornato a Brooklyn e anche solo dopo tre giorni, tra feste sui tetti e locali underground, posso dire che me ne sono innamorata... Brooklyn è un quartiere meraviglioso, dove tutto si discosta dal conforme e dove l'estrosità e l'originalità giocano un ruolo predominante. 
Dopo immense camminate newyorchesi, party nella Manhattan by night, feste jazz a Brooklyn e un pugno di ore di sonno, abbiamo fatto le valigie e ci siamo diretti per dove eravamo realmente destinati: Washington, Dc.
Arrivati al campus della George Washington University, in orario per la cena informale di apertura, ho iniziato a realizzare che tutto stava accadendo veramente, che ero lì, come altri 201 giovani da 20 Stati del mondo, per portare a termine la missione per la quale mi preparavo da mesi. Il G8&G20 Youth Summit 2012 stava finalmente prendendo forma davanti ai miei occhi.

Ho sempre sognato di poter studiare in un college americano, dormire nel campus dell'università con piscina e campi da tennis e questa volta è successo davvero, anche se per soli sette giorni.
La cerimonia di apertura del lunedì mattina è stata rigorosamente in toni formali, con la presentazione dei Capo di Stato delle singole delegazioni e con tanto di relativi applausi. Fin da subito ho percepito lo spirito patriottico dell'evento. Eravamo lì per l'Italia e come italiani ne saremmo dovuti uscire soddisfatti del lavoro svolto.
Per i tre giorni successivi abbiamo negoziato, ognuno nel suoi comitato, per almeno sette ore al giorno, tre di mattina e quattro di pomeriggio, inevitabile dire che uscivamo fuori stremati, ma sempre con qualche sorriso che faceva trapelare la soddisfazione di aver raggiunto degli accordi a noi favorevoli.


Quando il tramonto calava su Capitol, era l'ora per tutti di capire cosa voler fare della notte. La nostra delegazione è stata una delle più attive, e da buoni italiani ci sono bastate poche ore a notte per ricaricarci e tornare a splendere la mattina successiva!
Giovedì 7 giugno alle ore 8 pm il Comitato della Difesa è stato convocato nella sala dei Capi di Stato per una breve presentazione della nostra Joint position. Alla fine il Segretario delle Nazioni Unite Youth ha letto tutti i paragrafi e sotto paragrafi chiedendo se vi fossero domande in merito; risultato: NESSUNA DOMANDA! Tutto chiaro, limpido, cristallino... ricorderò per sempre le parole del Capo di Stato americano che ci ha detto: "Why are you guys so awesome?".
Mi sono commossa, ed è come se improvvisamente avessi visto la luce. In quel momento mi sono sentita piena di gioia, soddisfatta, appagata. L'idea che le nostre proposte in merito alla difesa missilistica, alla pirateria e all'Afghanistan verranno lette dai veri Capi di Stato ha fatto nascere sotto la mia pelle un brivido che mi ha attraversato tutto il corpo, continuavo a pensare che nessuno modificherà quel che noi abbiamo scritto.


Il venerdì successivo era già tempo dei saluti. In mattinata ha avuto luogo avuto la cerimonia di chiusura con la firma dei Capi di Stato sul comunicato finale. E' stato il primo colpo al cuore perchè la firma nella mia mente rappresentava la fine del summit. Nel pomeriggio siamo stati ricevuti dall'Ambasciata Italiana e poi tutti di corsa a prepararsi per il gran Gala della sera. Lasciatemi dire: che spettacolo!!! La location era stupenda e l'atmosfera sembrava essere veramente principesca! Abbiamo mangiato, bevuto e fatto public relations. Tutti, compresa me, avrebbero voluto congelare quel momento. Finita la cena e le foto di routine via i tacchi e cravatte e tutti a ballare.

Sono sorpresa. Sorpresa di come mi sono trovata bene con dieci persone che non ho scelto e con le quali ho condiviso solo quattordici giorni della mia vita. E' stato tutto intenso, dai momenti di divertimento a quelli seri, non abbiamo preso niente per scherzo, abbiamo vissuto dall'inizio alla fine ogni singolo momento che questo Summit ci ha regalato.
Mi sento di concludere così, con lo stesso aforisma che ho scritto ai miei compagni la seconda notte di negoziazioni per augurare loro la buonanotte:
"Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l'impossibile".



With Love,

CB

domenica 10 giugno 2012

Agli americani togliete tutto, ma non il Gran Gala!

Al mito dell’americano invincibile non ci credo fino in fondo, ma c’è un aspetto sul quale i cittadini a stelle e strisce non possono essere battuti: la sontuosità delle cerimonie! La propensione alla celebrazione in pompa magna, loro, ce l’hanno nel sangue. E l’ho capito subito, venerdì scorso, appena arrivati al luogo in cui si sarebbe svolto il Gran Gala conclusivo dei G8 & G20 Youth Summits: sede speciale dell’evento, il palazzo dell’Organizzazione degli Stati americani.

La facciata lasciava presagire l’eleganza interna dell’edificio: all’ingresso, passati i metal detectors, si incontrava un cortile interno, caratterizzato da una fontana circolare, sul quale si affacciavano due lussuose  rampe di scale; al piano di sopra, ci attendeva un ampio salone, nel quale era stato allestito il buffet.

Scenografia da film: sfarzosi lampadari appesi al soffitto, imponenti colonne a fare da perimetro alla stanza, camerieri in divisa. E a completare l’atmosfera la musica in sottofondo, confusa dal rumorio delle voci e dei calici in brindisi, e dallo strascichio degli abiti lunghi delle donne presenti.

La serata tra chiacchiere, balli e risate è stata a dir poco piacevole: le 28 nazionalità partecipanti si sono così incontrate e conosciute in un clima più rilassato e divertente, rispetto a quello delle negoziazioni.

È stato interessante notare anche i diversi stili di abbigliamento e di movimento nelle danze: così diversi, nel senso del non essere identici, seppur uguali.
Innegabile la commozione durante i saluti finali: soprattutto all’interno delle singole delegazioni, il dispiacere per la separazione è stato forte. È vero, ci si conosce in poco tempo e, alla fine, si condividono solo una manciata di settimane, ma è la qualità a fare la differenza: sono dieci giorni intensi, vissuti con passione, nei quali ci si sente uniti per una causa comune.

Che cosa rimarrà di questa esperienza? Innanzitutto la consapevolezza che, attraverso il dialogo e il confronto, trovare politiche condivise non è impossibile. Poi il senso di piacevolezza per l’essersi sentiti, anche se solo per una settimana, tutti uguali, semplicemente cittadini del mondo.


Claudia Vanni


venerdì 8 giugno 2012

G8 & G20 Youth Summits: accordo raggiunto nella notte


Mentre i leader discutono, i giovani trovano soluzioni concrete

E alla fine consensus fu! Dopo una nottata in bianco, passata a contrattare, i venti “Capi di Stato in-law” hanno raggiunto l’accordo finale. A riprova dell’impegno notturno, le facce provate e gli sguardi assenti, che il giorno successivo è stato possibile osservare alla cerimonia ufficiale. Ma la stanchezza non ha avuto la meglio sull’entusiasmo e l’eccitazione, che i giovani delegati hanno provato nel presentare il Final Comuniquè: ciascun comitato ha lavorato duro sulla propria materia specifica, permettendo l’elaborazione di un documento finale, condiviso ma soprattutto innovativo!
Ora il documento sarà trasmesso al tavolo del G20 ufficiale e ai rispettivi governi nazionali, non appena le delegazioni avranno fatto ritorno in Patria.



“I settori della Difesa e della Finanza hanno raggiunto risultati sorprendenti” ha affermato il nostro Head of State, Dario Mazzella.


Mentre nel mondo politico reale, Nato e Russia si scrutano a distanza, giocando a braccio di ferro, i giovani delegati hanno invece raggiunto l’accordo su uno dei punti più dolenti dell’attuale politica internazionale: lo scudo antimissilistico europeo. La NATO e i Paesi dell’Unione europea, garantendo la natura puramente difensiva dello scudo, non diretto al potenziale nucleare di Mosca, sono riusciti ad ottenere il consenso russo. Le preoccupazioni della Russia sulla fase 3 e fase 4 sono state comprese e affrontate attraverso un confronto sui vincoli previsti e sul dispiegamento di ulteriori forze nucleari russe sul confine NATO / Russia.


Il comitato della Finanza è intervenuto, invece, nella delicata materia degli Hedge Fund, i fondi speculativi che stanno tormentando i mercati internazionali: a riguardo, è stato proposto un sistema di controlli a campione, che obblighi gli Hedge Fund, qualora interpellati dalle autorità competenti, a rivelare gli assets in portafoglio, per accertare che non siano presenti short sellings. Il meccanismo vuole così disincentivare le vendite allo scoperto, con riferimento in particolare ai beni tangibili: la stabilità dei prezzi delle commonities è infatti, essenziale alla stabilità delle economie dei Paesi e alla gestione delle loro politiche di crescita. 


Well done! Direbbero da queste parti.

Adesso ci aspetta il Gran Gala serale: la tensione delle negoziazioni svanisce e lascia il posto all’euforia e alla soddisfazione di chi ha discusso, magari si è anche arrabbiato, ma alla fine ha trovato un punto d’incontro.
E’ richiesta la massima eleganza! La delegazione italiana si prepara a non far sfigurare il proprio Paese. Stay tuned for photos and updates!


Claudia Vanni

giovedì 7 giugno 2012

Leadership 2.0? Domande e riflessioni derivanti dal workshop di Gary Barnabo


L'aria che si respira a Washington sa di storia e di politica. Ad ogni angolo c'è un qualcosa che ti ricorda come e quanto le idee - ed il coraggio di esprimerle con parole semplici, ispirate e dirette, che arrivano di getto dal cuore - possono cambiare il corso degli eventi ed avere più forza di qualunque arma.
Tuttavia, coscienti del cambiamento dei tempi e delle attitudini umane, occorre fermarsi a riflettere sul perchè oggi meno che ieri, sembrino esserci persone davvero in grado di ispirare e muovere gli animi, le coscienze e le azioni di milioni di uomini. Un fatto che stupisce, questo, considerando tutti i mezzi di comunicazione di cui si è in possesso oggi giorno per poter permettere alle nostre idee di circolare.
Riflettere su questo cambiamento, che caratterizza la nostra era, appare una questione preminente, tanto che durante i Summit Giovanili G8 & G20 di Washington se n'è parlato all'interno dell'Opening Cerimony in occasione dell'apertura ufficiale dell'Evento.
A farlo è stato Gary Barnabo, direttore di Young Professional in Foreing Policy (YPFP), le cui parole hanno davvero ispirato i nostri ragazzi. Ecco gli spunti di riflessione raccolta della nostra Sherpa, Zana Nanic, durante il workshop sul futuro delle leacership al tempo di Internet.






L'informazione ha storicamente costituito il fulcro del potere e del controllo. I leaders mondiali, unendo l'informazione al carisma personale, hanno guidato nazioni, condotto guerre, scatenato rivoluzioni e cambiato il corso della storia. La parola, gridata o sussurrata, è stata in grado di decidere il destino del genere umano. E' ancora così oggi?
Nel mondo dei Network e della globalizzazione, l'informazione non è più sicura e privata, ma sopratutto non è più una prerogativa dei Governi e dei loro leaders. L'infomazione è di tutti, per tutti e da tutti.
I leaders hanno perso la loro funzione storica e sono stati privati del loro ruolo: non è più una voce o un forte carisma a costituire il primo ed unico mezzo per comunicare un messaggio. Solo parole su uno schermo.
Riflettendo su ciò l'unica conclusione che ne traggo è un dubbio: Che cos'è la leadership oggigiorno? Non ci sono più leaders o siamo tutti dei leaders?


Marta Castellani

Affari Esteri: tra Minority e LGBT Rights, quanta fatica trovare un accordo!


Nel Committee degli Affari Esteri il clima sta gradualmente migliorando. Dopo il duro lavoro di Berlino per il raggiungimento di una posizione comune eurpopea, il peggio sembra esser passato.
Ne è la dimostrazione l'atmosfera gaia che c'era durante la prima cena post negoziazioni, dove tra sushi e birra i seriosi temi di politica internazionale sono stati abbandonati per lasciar spazio a temi più frivoli. Ne è un esempio il vano tentativo della “piccola” mininstro giapponese, che ha cercato di insegnarci ad usare le bacchette.
Ma la mattina seguente la magia e la spensieratezza che ci aveva accompagnato durante la notte era svanita. Infatti, dopo questo primo momento conviviale si è entrati nel vivo delle negoziazioni affrontando gli argomenti più scottanti.
Sul tavolo la questione delle Minority Rights. Una discussione approfondita e serrata sulla possibilità di coinvolgere più attivamente le donne nella società e nei processi di transizione politica ha dato il via alla nostra giornata.
Non solo secondo la posizione italiana, ma anche a parere di altri miei colleghi, quanto è auspicato dall'azione delle Nazioni Unite va supportato; in aggiunta a ciò, noi giovani ministri (e con orgoglio posso dire che noi italiani siamo stati promotori di questa idea) abbiamo spinto affinchè sia riconosciuta a tutte le donne, in tutti i paesi, la possibilità di accesso al mondo dell'impresa e del lavoro.
Sebbene sciolto questo cruciale nodo, che ci impediva di proseguire, la strada era tutt'altro che in discesa. Era infatti la volta di affrontare il secondo tema altrettanto spinoso: gli LGBT Rights. Gli LGBT Rights rientrano tra i subtopics dei diritti delle minoranze. Essi riguardano i diritti fondamenetali e di cittadinanza di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Argomento attualissimo quanto socialmente delicato. Su questo punto le posizioni dei delegati si sono quasi spaccate in due, con punte molto estreme quali, ad esempio, le posizioni portate avanti dal ministro russo. Secondo il mio punto di vista, alcune volte, le sue affermazioni erano ancorate più su convinzioni personali di chiusura verso queste nuove realtà, più che su reali motivazioni sociali.
Tutto ciò ci ha creato non pochi problemi, ma siamo riusciti ugualmente a superarli con uno slancio di diplomazia. Questa è probabilmente la qualità che contraddistingue i giovani come noi: anche a costo di sacrificare qualcosa, teniamo sempre a mente che, ciò che conta è il raggiungimento di una posizione unanime sulla quale lavorare per costruire azioni concrete.
È finita qui? No di certo! Con la questione siriana ancora in bilico, prevedo una nuova dura battaglia con la Russia. Tuttavia, so che alla fine il Consensus sarà raggiunto e le divergenze superate e festeggeremo questa volta bevendo vodka: il miglior sistema per imparare a conoscersi e scoprire chi c'è dietro quella cravatta.

Stay tuned with Foreign Affairs!


Carmine Finelli

mercoledì 6 giugno 2012

G8 & G20 Youth Summits in azione: la diplomazia parte da qui!

Culture, ideologie, costumi  e appartenenze, pronte a confrontarsi e a dialogare. Alla George Washington University, tra la 21esima e la H Street, le negoziazioni sono iniziate ufficialmente martedì ed hanno già prodotto i primi frutti: la delegazione italiana (Dario Mazzella, Caterina Bologni, Carmine Finelli, Fabrizio Ventriglia, Simone Tinelli, Igor Cerasa, Giuseppe Tommaselli, Lorenzo Bettini, Zana Nanic e Claudia Vanni), selezionata dalla Young Ambassadors Society, ha dimostrato già dalle prime ore di poter dare un contributo determinante alle trattative.


Nel settore degli Esteri, Carmine Finelli, ha sostenuto, con determinazione, che l’abbattimento delle barriere contro la donna, non sia finalizzato solo all’accesso elettorale e militare, ma coinvolga tutte le dinamiche all’interno della società civile.

Nel comitato dell’Ambiente la proposta di Giuseppe Tommaselli ha riscosso consensi: la difficile gestione dell’acqua in India, afflitta da uno spreco eccessivo nell’uso agricolo a causa dell’accesso gratuito alla risorsa, potrà essere migliorata attraverso il pagamento in base all’utilizzo, che preveda comunque una differenziazione di prezzo, per l’uso agricolo, industriale e civile. 


Brillante poi la soluzione alla disoccupazione giovanile, presentata da Igor Cerasa. Il “ministro” dell’economia ha infatti proposto un project bond: si tratta di obbligazioni, emesse da imprese medie e piccole non quotate in Borsa e utilizzati dalle aziende per raccogliere fondi sul mercato. Il Governo garantisce la copertura in caso di default e questo rende il bond sicuro come quello emesso dal governo. Evidente è l’assonanza con i projects bond proposti, nei giorni scorsi, dal ministro italiano dello sviluppo economico, Corrado Passera ma c’è un valore aggiunto. Il giovane delegato italiano Cerasa ha posto come “conditio sine qua non”, l'impossibilità di ottenere il rilascio di tali obbligazioni: una impresa deve investire in un progetto orientato ad aumentare l’occupazione giovanile e favorire la crescita sostenibile. Inoltre, per ridurre il rischio di esposizione dello Stato, garante nell’operazione,  l’impresa sarebbe tenuta a fornire bilanci, oggetto di revisione.

Sul tavolo del comitato della Difesa, i temi sono scottanti: riferendosi al trattato di non proliferazione, si discute sulle misure sanzionatorie da adottare, in particolare, nei confronti dell’Iran. Il clima, tendenzialmente disteso, registra dei picchi di maggiore vivacità, quando i delegati si confrontano sullo scudo missilistico in Europa, che suscita reazioni accese da parte della Russia. E non si può sperare nemmeno nel detto popolare “La notte porta consiglio”, perchè , in questo caso, sembrerebbe che la notte abbia portato piuttosto rigide direttive da parte del governo, e per giunta quello vero.

Ciò che più colpisce, infatti,  è che il rappresentante russo, inizialmente ben disposto a trovare un punto d’incontro, durante il secondo giorno, si sia trincerato dietro posizioni blindate. Caterina Bologni non si lascia intimidire e, facendo leva sugli elementi in comune con lo schieramento europeo, cerca il punto risolutivo. Nei corridoi della George Washington University, è facile incontrare Zana Nanic, la Sherpa italiana, che muovendosi tra un comitato e l’altro, assicura il giusto supporto ai delegati, fornendo gli approfondimenti richiesti sui temi di discussione. Per fortuna la struttura è dotata di moquette, altrimenti sentiremmo un gran tacchettio!

Simone Tinelli è impegnato nel delicato ruolo di mediazione all’interno del comitato del Sviluppo: nonostante le profonde diversità culturali e le differenti esigenze, si dice fiducioso per il raggiungimento del consensus. Nella commissione della Giustizia il confronto è costruttivo e Fabrizio Ventriglia è abile nello sfruttare ogni appunto o considerazione per elaborare posizioni condivise. Il settore della Finanza è rappresentato da Lorenzo Bettini che, assieme ai colleghi, sta lavorando per l’individuazione di provvedimenti che blocchino i comportamenti speculativi. Dario Mazzella ha, invece, trovato dei buoni interlocutori nella figura dei colleghi Capi di Stato europei, con i quali sta portando avanti il progetto di istituzione di un Ufficio Permanente per il G8 & G20, che assicuri continuità e concretezza ai lavori dei Gruppi, tramite il supporto amministrativo e logistico di una segreteria. E dopo l’opposizione iniziale, alla fine anche i BRIC hanno ceduto riconoscendone la validità.

Ancora numerosi sono i nodi da sciogliere: i nostri ragazzi hanno ancora molto da dare alla comunità internazionale. Restate connessi!  

Claudia Vanni

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martedì 5 giugno 2012

Via ufficiale alle negoziazioni: la diplomazia giovanile parte da qui!

Oggi si inizia a fare sul serio: alla George Washington University, tra la 22esima e la G Street, le negoziazioni sono appena cominciate. C’è entusiasmo: i giovani delegati credono fermamente che dal loro confronto possa uscire qualcosa di serio e concreto.





Facendo colazione con il “Capo di Stato” canadese e con quello turco, non posso non rimanere colpita dalla loro vivacità: Reagan crede che possano essere partorite idee valide e soluzioni tangibili ma sembra scettico sul riscontro effettivo che queste potranno avere nelle politiche dei veri leader; si consola comunque con il fatto che, le sue proposte siano in linea con le posizioni adottate dal suo attuale governo. Sera, unica rappresentante per la Turchia, invece, spera che la consegna del Final Comuniquè sul tavolo del G20 di Los Cabos, che si terrà dopo la chiusura del nostro Summit, riceva la giusta attenzione.

In ogni caso, entrambi concordano sul fatto che il confronto tra duecento ragazzi provenienti da tutto il mondo, incaricati di rappresentare le rispettive giovani generazioni, produrrà comunque un arricchimento per ogni nazione, al loro ritorno a casa. Avranno imparato a discutere con diplomazia, ascoltare gli altri, esporre la propria posizione e sottoporla a modifiche durante il confronto: avranno una conoscenza più approfondita delle esigenze dei vari Paesi e inevitabilmente da queste rimarranno influenzati, arrivando ad adottare posizioni maggiormente condivise, verso una società globale, sempre più integrata.



Mentre scrivo, mi accorgo che sta per avvicinarsi la pausa pranzo: sarà il momento giusto per parlare con i delegati, per raccogliere le loro impressioni su questa prima tranche negoziale.  

Non siete curiosi?
Stay tuned for the rumors! I’ll give you them very soon ;)

lunedì 4 giugno 2012

Atterraggio avvenuto: a Washington sta per iniziare i G8 &

Prendete un classico college americano: una piscina all’aperto, due campi da tennis, un immenso prato verde, strutture di mattone rosso; inseriteci un gruppo di duecento ragazzi, pronti a confrontarsi su temi di politica mondiale, provenienti da tutto il mondo: ed ecco, pronto per la cottura, l’impasto del G8 & G20 Youth Summits.

All’interno degli edifici della prestigiosa George Washington University, poche ore fa è stato dato l’avvio ufficiale al Summit. In primis il palco è stato occupato dagli inni americano e messicano, (Paesi che detengono la presidenza rispettivamente del G8 e del G20 ufficiali), che ci hanno fatto assaporare momenti di puro patriottismo come base per il confronto, il dialogo e lo scambio. Nel pomeriggio poi abbiamo avuto l’opportunità di relazionarci con i protagonisti della diplomazia americana: ad avviarci verso le negoziazioni di domani, ci hanno pensato Menaka Nayyar e Andrew Rabens, del dipartimento di Stato americano e dr. Nivole Goldin e dr. Genevieve Maricle, dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, che hanno discusso riguardo al coinvolgimento dei ragazzi nelle politiche. I giovani delegati hanno potuto presentare domande e  osservazioni. Tra i tanti interventi, mi ha colpito quello di un giovane indiano: questo invitava i presenti a non cadere  nella tentazione della formalità a  e rifuggire la burocratizzazione, oggetto delle nostre critiche, ma soprattutto sollecitava ad adoperarsi  per il raggiungimento di un Final Comuniquè tangibile, nuovo e risolutivo, che sarà consegnato sul tavolo dei G20 dei “Big”. Ora è davvero tutto pronto: stay tuned!



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Claudia Vanni