lunedì 21 maggio 2012

YAS we can!


YAS we can!

Mai mi sarei aspettato, dopo le accese negoziazioni online, di raggiungere a Berlino un accordo cosi facilmente ed in soli quattro giorni.
Il mese precedente lo Europe's Voice, infatti, in cui la discussione ha preso forma virtualmente, ha visto venti giovani avanzare teorie e linee per rispondere agli attuali ostacoli ad un sano sviluppo. Seguire tutte le proposte non è stato facile: i post, quasi giornalieri, riempivano il mio indirizzo di posta, non permettendomi mai abbassare la guardia.
I toni sono stati accesi e diretti: ognuno cercava di presentare la propria posizione ed essere il più convincente possibile. Da subito si sono delineate simpatie e visioni condivise. Così come incertezze e opposizioni.
I temi toccati dal nostro commette, Development, sono questioni molto delicate e di ampio interesse: malnutrizione, governance, educazione, accesso all'acqua, salute. Discutere con venti ragazzi provenienti da ogni parte del mondo è stato, impegnativo e costruttivo, e lo sarà ancora di più una volta a Washington.

I topic inseriti nell'Agenda finale, e discussi a Berlino, sono stati Food Security e gestione degli aiuti per i paesi in via di sviluppo. Queste discussioni hanno avuto luogo in occasione del G4+1 Youth, EUrope's Voice.
Intorno ad un tavolo, con un sole tiepido che entrava dalle finestre della Humboldt-Viadrina University, il primo giorno ci ha visti definire i concetti chiave e i loro significati.
La sicurezza alimentare è certamente uno degli aspetti prementi quando si parla di sviluppo. Essa rappresenta, infatti, la disponibilità di risorse di cibo e la possibilità di accesso da parte delle comunità. Insieme ai delegati tedesco, inglese e della Commissione Europea, l'abbiamo considerata parte di un più ampio obiettivo da raggiungere, quello della Human Security. Il confronto, arricchito anche dai differenti background e interessi personali, è stato pieno e costruttivo. Tutti e quattro eravamo aperti e disposti al dialogo; c'è stata disponibilità all'ascolto e considerazione delle opinioni discordanti. Trovare strategie di risposta al problema della sovranità alimentare non è stato però cosa facile. Sono moltissimi gli aspetti da tenere in considerazione: economici, ambientali e culturali.
Abbiamo sottolineato il bisogno di ripensare ad una nuova agricoltura: dirigersi verso una produzione di piccola scala, facilitando l'accesso delle comunità locali alle terre coltivabili e assicurando mezzi di produzione sostenibili e sani. In una visione a lungo termine, e non solo per far fronte a possibili crisi (siccità, prolungata carestia, emergenze ambientali), l'idea delle riserve alimentari è stata individuata come concreta soluzione.
Nei giorni successivi il sole ha lasciato il posto alle nuvole e a qualche goccia di pioggia, ma le negoziazioni non si sono certo fermate. Infreddoliti, ma sempre propositivi, abbiamo cercato di capire come poter risolvere il problema degli aiuti ai paesi in via di sviluppo. Molto spesso questi aiuti, che si limitano a fondi o rifornimenti di primo soccorso, non rappresentano una soluzione, bensì rischiano di creare circoli di povertà e dipendenza dai quali è difficile uscire. Una maniera, dunque, di assicurare effetti positivi è quella di garantirne una corretta gestione. La trasparenza è senza dubbio la strada maestra da seguire, alla quale dobbiamo affiancare un dibattito globale che miri alla cooperazione tra diversi donors. Nuove forme di cooperazione (quali quelle tra stati in via di sviluppo, detta South-South), integrate da supporti pubblici, devono fare parte del modello di sviluppo del futuro.

Cartelloni pieni di termini e di frecce in ogni direzione sono il risultato visibile dei tre giorni di lavori. Ma quello che è uscito dalla Humboldt-Viadrina University è molto di più: è un accordo, una linea di pensiero comune tra noi delegati dei paesi europei. È un final communiqué che non è certo un punto di arrivo, quanto uno stimolo per continue riflessioni. Rappresenta l'impegno di alcuni giovani che credono che invertire la rotta sia ancora possibile. Negli States andremo con proposte vere, pronte ad essere rimesse in discussione, ma solide e in cui crediamo.
Ci salutiamo, dandoci appuntamento a Washington, con una stretta di mano: forte, convinta e di speranza.

Scritto da: Simone Tinelli
Edito da: Marta Castellani

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