giovedì 24 maggio 2012

Y20 - Sustainable Development, Green Growth & Climate Change : una corsa contro il tempo!


Sono le ore 13 a Puebla quando si apre la prima sessione plenaria.


I buoni presupposti per una negoziazione composta e pacata presto vengono traditi dal fattore tempo che ci corre dietro, ma soprattutto dalla voglia di far valere le nostre idee. Quello che nasce come un discorso al caminetto presto si infuoca : ci sono tante e troppe forze pronte a far sentire le proprie proposte, tutte molto valide ma spesso incompatibili tra loro.

Da un lato abbiamo una Francia dal pugno di ferro, forte sostenitrice di un’armonizzazione internazionale sia sulla politica energetica, sia sul cambiamento climatico, sia addirittura sulla regolamentazione della flora e della fauna marina (quasi cercasse un’estensione della soprannazionalità europea in ambito G20!).
Dall’altro lato il Canada ha promosso dei punti che lasciano molto spazio alle imprese e alle scelte nazionali. Con il sostegno di una Russia, che per ovvie ragioni economiche (legate al forte settore energetico del Paese) , non può accettare una drastica limitazione della sovranità.


In questo caos, la posizione italiana, assieme a quella dell’Arabia Saudita, ha svolto il ruolo di ago della bilancia per cercare sia di rimanere fedele agli accordi europei, sia di non far prevalere le scelte unilaterali francesi lasciando sempre un margine di autonomia nazionale perché il consensus fosse poi garantito da tutti i Paesi.


Alla fine, alle negoziazioni hanno fatto seguito le nostre decisioni. Veniamo ad alcune delle proposte inserite definitivamente nel Final Communiqué :

Politiche fiscali come la tassazione su attività inquinanti a favore di un’efficienza energetica, utilizzo delle royalties derivanti da fonti non rinnovabili per programmi di ricerca e sviluppo nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, è stata suggerita la nascita di programmi educativi volti a sviluppare una sensibilità verde.
Un discorso al caminetto in cui il carbone ha avuto un ruolo da protagonista, o forse meglio da antagonista. Abbiamo proposto una tassazione sulle industrie energetiche che sfruttano combustibili fossili nel processo produttivo,la cui base imponibile dovrà dipendere dal profitto dell’azienda.
L’accesso all’acqua potabile è stato un’altra priorità oltre che la promozione di ricerca e sviluppo per combattere gli sprechi di risorse e l’inquinamento idrico.
Infine, è stato fondamentale un accordo volto al rafforzamento della multilateral governance in termini ambientali, nonché la trasformazione dell’UNEP in UNEO che, ampliato di ruoli e competenze, dovrà includere quella costellazione di accordi che oggi aumentano costi e burocrazia.




Una cosa è certa : dare un valore aggiunto di colore “green” al termine “growth” non è una cosa semplice, specie in un periodo in cui la congiuntura economica globale si preoccupa del medio e non del lungo termine.


Tuttavia, se rinunciamo a definire la green growth come sinonimo di un ambientalismo obsoleto, possiamo cominciare a comprendere come delle politiche di sviluppo sostenibile non siano un fine ma un mezzo per implementare efficienza e produttività delle nostre imprese oltre che per garantire a noi un futuro più pulito.




Scritto da Natalia La Torre
Edito da Marta Castellani

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