lunedì 21 maggio 2012

EU's Voice 2012 secondo un Ministro di Giustizia: Libertà di Comunicazione 2.0; lotta al CyberCrime e cooperazione internazionale contro la criminalità organizzata


L’edizione 2012 dell’EU’s Voice è ormai giunta alla sua conclusione. Le negoziazioni svolte in questi tre giorni di una settimana di maggio, dal clima abbastanza incerto, presso la School of Government della Humboltd University di Berlino hanno sortito molteplici effetti. E' stata, infatti, un’occasione perfetta, unica ed irripetibile per consolidare il rapporto con tutti i componenti della delegazione nostrana, per apprendere le principali tecniche di negoziazione, nonché per conoscere, relazionare e confrontarsi con gli altri colleghi europei, aventi, ciascuno di loro, un particolare background sociale, politico e culturale.

Le conoscenze maturate durante questi incontri berlinesi hanno, dunque, consentito di realizzare, in seno a ciascuna Commissione, una posizione condivisa a livello europeo sui principali argomenti che saranno oggetto di discussione con gli altri colleghi internazionali in quel G8 & G20 Youth Summit: un evento che si svolgerà nella capitale americana, precisamente nella prestigiosa George Washington University.

Senza alcun indugio, però, si cercherà di delineare un breve, ma esaustivo riepilogo di quanto accaduto in questo EU’s Voice all’interno della Commissione Giustizia, di cui il sottoscritto è stato membro.

Con i colleghi Nicolas Juppilat (Francia) e Jozsef Varga (Europa) è stato instaurato un clima abbastanza pacifico, rilassante e gioviale: una situazione, questa, abbastanza inusuale ed utopistica per gli “addetti ai lavori” del ramo giuridico.

Sin dalle prime battute è stata affrontata la tematica della regolamentazione nazionale ed internazionale delle comunicazione. E’ stata, quindi, immediatamente involta l’attenzione sulle nuove forme di comunicazione elettronica e, in particolare, la rete Internet.
Attualmente, la Rete rappresenta un strumento straordinario all’interno del quale i singoli internauti possono comunicare tra loro, esprimere le proprie opinioni, informarsi su quanto accade nel mondo intero, espandere la propria ricchezza intellettuale e, infine, alimentare la loro creatività attraverso la realizzazione di nuove opere dell’ingegno.

Tutte queste operazioni sono realizzabili non solo istantaneamente, ma altresì sostenibili economicamente in maniera irrisoria. Alla base di una siffatta innovazione, al Diritto spetta il compito di garantire nella Rete tutte quelle libertà e quei diritti costituzionalmente rilevanti facenti capo ad ogni cittadino. Si deve, in buona sostanza, promuovere l’estensione ad Internet, da parte di ogni singolo Stato,  di diritti come quello di accesso alla cultura, all’informazione e libertà di pensiero, di parole, di espressione, come statuiti dalla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici. In tale contesto è stata altresì riconosciuta l’importanza della Società Civile, la quale è stata, per molti Governi, un fattore peculiare per la realizzazione di normative equilibrate e rispettose della posizione giuridica ed economica dei naviganti della Rete.

Si è, però, tenuto conto anche delle ipotesi in cui le comunicazioni elettroniche vengono utilizzate per perfezionare crimini penalmente rilevanti, come la frode, la pedopornografia ed il furto d’identità. Gli autori di simili reati, tuttavia, restano sovente impuniti in quanto celano la propria identità attraverso gli stessi sistemi informatici. Soltanto attraverso la predisposizione di misure condivise a livello internazionale, e non soltanto europee, come la creazione di un centro internazionale contro la criminalità informatica all’interno dell’INTERPOL, vi potrà essere una concreta possibilità di ridimensionare tale fenomeno. Ovviamente, tenendo in forte considerazione il diritto alla riservatezza dei dati personali di ogni singolo internauta, la cui tutela dipenderebbe dal bene, meritevole di tutela, potenzialmente leso dalle attività cyber-criminose.


Una simile valutazione è stata ponderata anche in merito al secondo argomento oggetto di discussione: la Criminalità organizzata transnazionale, intesa come quella specie di attività criminose (ad esempio, la tratta degli esseri umani, il contrabbando, il commercio di armi ed il terrorismo) che sono eseguite oltrepassando i confini nazionali, violando le leggi penali di almeno due diverse giurisdizioni.

In effetti, il fenomeno ha assunto una portata talmente elevata che potrebbe essere fronteggiato esclusivamente attraverso una corrispondente espansione internazionale delle leggi, delle autorità investigative e della giustizia penale, probabilmente raggiungibile attraverso la promozione di una ratifica universale della Convenzione contro la criminalità transnazionale ed i relativi Protocolli addizionali.


Insomma, in questi tre giorni sono circolate idee, riflessioni, critiche e proposte all’interno della Commissione (giovanile) di Giustizia. Ognuna di esse, ovviamente, avente natura costruttiva ed indispensabile per la buona riuscita dell’evento berlinese ossia quella di realizzare una linea comune ed europea che sarà presentate durante l’incontro finale a Washington D.C.

In quella sede si auspicherà di coinvolgere gli altri partecipanti alle tematiche già discusse, incentivandoli alla proposizione di ulteriori idee (anche correttive, perché no, delle precedenti), che avranno quale finalità precipua l’individuazione di soluzioni a tematiche di interesse universale.

A presto, su queste pagine, per gli aggiornamenti sugli sviluppi di questa Commissione e di tutte le altre!

Scritto da Fabrizio Ventriglia

Edito da Marta Castellani

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